Se qualcuno pensa si tratti di una festa nata negli ultimi anni a causa di una società sempre più volgare e dedita solo ai piaceri terreni si sbaglia. L’origine di questo evento, che vede decine di persone venerare per le strade della città un enorme "fallo", ha infatti un’origine antichissima che risale all’epoca Edo (1603-1867). Si celebra nella città di Kawasaki in Giappone: è la festa del “Kanamara Matsuri”.
La leggenda racconta che vi era una ragazza posseduta da un demone, che si era infilato nella sua vagina. Esso mordeva il pene dei giovani che provavano a possederla, castrandoli. Ma un bel giorno un fabbro ebbe un’idea: costruì un grosso fallo d’acciaio, con cui penetrò la giovane, riuscendo finalmente a sconfiggere lo spirito maligno.
A ricordo di questa impresa fu costruito un tempio shintoista, in cui era venerato proprio il fallo di metallo. Il tempio in questione è lo Wakamiya Hachimangu di Kawasaki, meglio conosciuto come “Kanamara Jinjya”. Qui, ogni primavera, viene celebrato il festival detto “Kanamara Matsuri”, la cui data varia di anno in anno. La cadenza della festa è variabile un po’ come accade da noi per la Pasqua.
Di solito il “Kanamara Matsuri” capita di domenica. Il Matsuri ha le sue radici nell’epoca Edo. In questo momento storico le prostitute usavano recarsi al tempio per pregare sia per l’incremento dei loro guadagni, sia per prevenire le malattie veneree come la sifilide, che all’epoca era molto temuta. Oggi il principale motivo del festival è pregare per il concepimento di un figlio, mentre la preoccupazione per la sifilide è stata sostituita da quella per l’Aids.
La festività diventa anche spunto per campagne di prevenzione e raccolta fondi. L’evento attrae molta gente: giovani, vecchi e bambini si ritrovano in piazza intorno a un fallo gigante. Le strade gremite sono contornate da bancarelle, che vendono ogni tipo di oggetto, dolciumi e cibarie a forma fallica. Vi è anche una moltitudine di travestiti, gay e lesbiche che partecipano con gran divertimento. Alcuni ricavano dei peni da daikon e carote, che verranno poi venduti all’asta durante il festival.