È giallo sul decesso dell'ex presidente egiziano Hosni Mubarak: ieri sera l'agenzia di stato Mena lo ha definito “clinicamente morto”, poi la precisazione di fonti militari: “È in coma ma ancora in vita, attaccato ad un respiratore”.
La moglie, Suzanne Sabet, lo ha raggiunto all'ospedale penitenziario di Maadi, dove è ricoverato da diversi giorni. Nelle ultime due settimane le condizioni di salute dell'ex rais erano drasticamente peggiorate. “Mi vogliono uccidere in prigione”, aveva accusato di recente dopo essere stato colto da diverse crisi di insufficienza cardiaca per le quali era stato sottoposto a defibrillazione. Mubarak, che al momento è a scontare l'ergastolo che gli è stato inflitto per la morte di oltre ottocento manifestanti durante la rivoluzione che lo ha deposto lo scorso febbraio, nelle ultime settimane riceveva con frequenza le visite dei suoi due figli, Gamal Mubarak, il più giovane e indicato a lungo in passato come possibile successore al padre, e Alaa, entrambi condannati alla prigione con l'accusa di corruzione, poi caduta in prescrizione.
Alla notizia della presunta morte del Faraone, ieri notte una folla di migliaia di persone è uscita in strada ed ha cominciato a riempire piazza Tahrir, scandendo slogan di libertà e democrazia. Nato il 4 maggio del 1928 nel villaggio di Kafr El Meselha, nel Delta del Nilo, Hosni Mubarak è stato il quarto presidente dell'Egitto, carica che ha ricoperto per quasi trent'anni, a partire dal 14 ottobre 1981 fino all'11 febbraio 2011, quando le rivolte antigovernative esplose sulla scia della Primavera araba lo costrinsero alle dimissioni da capo del governo. Passato alla storia come “l'ultimo Faraone” il 2 giugno è stato condannato al carcere a vita per aver cercato di soffocare nel sangue le proteste. Nel corso del processo l'accusa ne chiese la condanna a morte per impiccagione. Intrapresa la carriere militare, l'ascesa di Mubarak si aprì nel 1975, dopo la nomina prima di vicepresidente del Paese e poi del Partito Nazionale Democratico (NDP). A seguito dell'assassinio dell'allora capo dello Stato Anwar al-Sa-da-t da parte dei fondamentalisti qualche anno più tardi, divenne Presidente della Repubblica Araba d'Egitto sfuggendo nella sua vita a non meno di sei tentativi di omicidio. L'ultimo nel 2005 ad Addis Abeba fu sventato da Omar Suleiman, il capo dei servizi segreti che il rais aveva nominato vicepresidente nei suoi ultimi giorni al potere. In politica estera, Mubarak riuscì a riportare nel 1989 l'Egitto nella Lega araba, da dove era stato escluso dopo la pace con Israele, e tenne il Paese ancorato all'Occidente facendone un alleato-chiave degli Stati Uniti grazie al ruolo svolto nel processo di pace in Medio Oriente. Si espresse contro la guerra in Iraq del 2003 voluta dagli Usa e dalla Gran Bretagna, rilevando la necessità di affrontare prima la questione Israelo-palestinese.
Le voci sulla sua morte, giungono a due giorni dall'annuncio dei risultati delle presidenziali, che hanno visto un testa a testa al ballottaggio tra il Fratello Musulmano Mohammed Morsi e il premier dell'ancien regime, Ahmed Shaquif, in una tornata elettorale altamente simbolica per il futuro democratico del Paese. In Egitto, infatti, è ancora in atto lo stato d'emergenza decretato nel 1981 dopo l'omicidio di Sadat. La misura è stata oggetto di dure critiche da parte dell'opposizione per l'abnorme estensione del provvedimento che prevede de iure, tra le altre cose, arresti preventivi e il controllo diretto dei media. (asca)