Lo ha definito «il peggior percorso politico» della sua vita, spiegando di finire qui la collaborazione con la giunta Alemanno. Ma più che un annuncio di dimissioni, quello di Antonio Guidi, è sembrato lo sfogo di chi se ne va sbattendo la porta in faccia davanti a un padrone di casa distratto e noncurante.
L’ex ministro della Famiglia e solidarietà sociale nel primo governo Berlusconi (e sottosegretario alla Salute nel secondo) non ha usato mezzi termini ieri nel comunicare agli organi di stampa la sua decisione. «Ho appena rassegnato le mie dimissioni da collaboratore per le politiche della disabilità della giunta Alemanno, per non costituire in alcun modo un alibi in questa delicata fase politico-amministrativa di Roma Capitale» ha spiegato alle agenzie di stampa alle quali ha voluto mostrare anche il clima in cui ha lavorato in questi anni.
«Per il bene del mondo della disabilità ho per molto tempo continuato a lavorare con le mie sole forze ed il supporto del territorio. Ad una giunta che non è stata fin da subito in grado di concepire un approccio di sistema al mondo della disabilità, ma ha risposto con politiche tappabuco e assistenzialistiche alla criticità del territorio, io dico basta». Toni severi e secchi, di chi con amarezza e consapevolezza ha dovuto constatare l’inadeguatezza di chi lo ha circondato.
La conclusione suona come una sentenza amara: «Finisce così questo percorso che dal punto di vista politico si è rivelato, nella mia lunga esperienza, il peggiore da sempre. Continuerò ad occuparmi di sociale, questa volta con chi fa del sociale un impegno primario e non di facciata, il Psi del quale sono responsabile Nazionale dello Stato Sociale».
Guidi dunque se ne va e riparte da un incarico di partito, dopo aver toccato con mano non solo l’enorme difficoltà a ottenere risultati a favore dei disabili in una città come Roma, ma soprattutto l’inadeguatezza, a suo dire, della giunta guidata dal sindaco Alemanno.
Da uno come Guidi, da sempre impegnato per le politiche dell'handicap, non ci si aspettava un discorso così polemico, se non altro per il profilo professionale dato alla sua azione. Parliamo di un medico specializzato in neuropsichiatria infantile, in passato docente universitario e a lungo impegnato in difesa dell’handicap in istituzioni pubbliche, sindacati italiani e europei, fino ai prestigiosi incarichi di governo negli anni '90.
Che il sindaco Alemanno non avesse dato il giusto rilievo al ruolo del collaboratore che lui stesso aveva voluto accanto con un incarico gratuito sancito dalla Delibera numero 198 del 17 luglio 2008 (nella quale si elogiava peraltro la professionalità del neo collaboratore), lo si era già capito lo scorso ottobre, quando dopo la denuncia del regista Bernardo Bertolucci, che da tempo è su una sedia a rotelle, sulle condizioni di inaccessibilità della capitale ai disabili, Guidi disse: «Quando si è insediato il sindaco Alemanno mi aveva promesso di liberare il cuore storico della città dalle barriere architettoniche. Alla fine del suo mandato siamo ancora molto lontani» e aggiunse «potrei lasciare, ma mi impegnerò di più».
Poco meno di un mese ed ecco le dimissioni. Un annuncio, quello di Guidi che fa pensare di non essere stato ascoltato da nessuno. Fino all'ultimo. Un’altra tegola sulla giunta Alemanno, che nelle linee programmatiche del 2008 parlava per il quinquennio appena trascorso dell'obiettivo di una «“Roma Città dell’accessibilità” » che «promuove il valore della pariteticità delle condizioni sociali, contro ogni forma di discriminazione, e che ambisce al ruolo di “punto di eccellenza” nell’elaborazione di politiche riconoscenti il valore delle parità sociali e delle pari opportunità». Ambizioni ancora piuttosto lontane da realizzare, a quanto pare.
F.U.