Il premier Mario Monti ha incontrato ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per informarlo sullo stato di salute della propria maggioranza e sui prossimi appuntamenti europei. In mattinata è convocato il Consiglio dei ministri. Proprio per discutere dei temi dell'agenda europea, il presidente del Consiglio incontrerà poi alle 13,30 lo stato maggiore del Pdl: il presidente Silvio Berlusconi, il segretario Angelino Alfano e l'ex sottosegretario Gianni Letta. L'annuncio di questo incontro non è piaciuto a Pd e Udc, gli altri partiti di maggioranza.
Da qui il successivo annuncio che oggi Monti vedrà anche Pier Luigi Bersani, segretario del Pd. Con Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, il faccia a faccia potrebbe svolgersi dopo il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno (c'è stata tuttavia una telefonata rassicurante tra Monti e Casini). Dietro le quinte, Pdl, Pd e Udc lavorano a mozioni distinte sul tema delle prospettive dell'Europa mentre Monti aveva chiesto un impegno comune alla maggioranza come sostegno alle richieste che farà in sede di Consiglio europeo. La discussione sulle mozioni è fissata alla Camera con inizio alle 14.
Il Pd ha presentato ieri pomeriggio la sua mozione.Bersani ha dichiarato che se non si dovesse arrivare a un documento comune non sarebbe un dramma. L'Udc ha presentato la propria mozione ieri sera. Stessa soluzione per il Pdl. Ci saranno documenti distinti anche di Lega Nord e Idv. I partiti di maggioranza potrebbero in extremis trovare la soluzione di un preambolo comune che verrebbe votato unitariamente a differenza delle singole mozioni. L'episodio della mancata mozione unitaria sui temi europei conferma la fibrillazione in atto nella maggioranza di cui gli incontri separati di Monti con Berlusconi, Alfano, Letta e Bersani dovrebbero misurare la temperatura. Cresce infatti l'insofferenza nei confronti di un governo tecnico considerato soprattutto dal Pdl come una camicia di forza che impedisce la normale dialettica politica e chiede alla sua maggioranza continue prove di fiducia. Non è tuttavia solo il Pdl a spingere per eventuali elezioni anticipate a ottobre.
L'intervista al “Corriere della Sera” con cui ieri Casini ha fatto balenare l'ipotesi di una convergenza con il Pd in una alleanza elettorale tra moderati e progressisti è stata interpretata come un segnale in preparazione di possibili elezioni anticipate. “La prospettiva è un patto per affrontare l'emergenza tra progressisti e moderati. Oggi si è realizzato con il governo tecnico ma la strada è un governo politico per risollevare il paese e, in un rapporto tra le due famiglie del Ppe e Pse, arrivare a Stati uniti d'Europa”, ha confermato Casini nel corso della Direzione dell'Udc. “Ci presenteremo da soli”, avvertono di conseguenza Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, leader di Sel e Udc.
L'emergenza economica continua però a sconsigliare la fine traumatica della legislatura. Un comunicato di Palazzo Chigi rende nota una telefonata tra Monti e Barack Obama, presidente degli Stati Uniti: “Obama si è informato sulle prospettive dell'eurozona a pochi giorni dal Consiglio europeo. Egli segue con attenzione l'impegno del governo italiano per facilitare il consenso in Europa sulle politiche per la crescita e la stabilizzazione del mercato dei titoli di debito pubblico”. La nota si conclude con una precisazione: “Il presidente Obama ha anche chiesto ragguagli al presidente Monti sull'evoluzione recente del dibattito politico in Italia riguardo all'euro e sull'impatto sull'opinione pubblica”. A iniziare dalle 18,40 inizieranno intanto alla Camera le operazioni di voto sulle quattro fiducie chieste dal governo sulla riforma del lavoro già approvata dal Senato. Il voto finale sul provvedimento è previsto per domani con dichiarazioni di voto a iniziare dalle 17, in modo che la riforma sia approvata alla vigilia del Consiglio europeo. Monti vuole dimostrare ai partner internazionali che l'Italia prosegue con serietà sulla linea del rigore delle riforme, condizione necessaria per chiedere agli altri paesi europei più impegno sulla crescita.
Ieri la Camera ha respinto le pregiudiziali di incostituzionalità presentate da Idv e Lega Nord. Pd, Pdl e Udc hanno garantito all'esecutivo l'approvazione della riforma entro i tempi richiesti in cambio dell'impegno a risolvere quanto prima il problema degli esodati e a cambiare successivamente il ddl in alcuni punti. Il Pd ha chiesto in particolare di rinviare di un anno l'entrata in vigore dei nuovi ammortizzatori sociali a fronte della crisi economica in corso. Il Pdl vuole invece maggiore flessibilità su contratti a termine, partite Iva e apprendistato. La Cgil, che giudica negativamente la riforma come Cisl e Uil, ha promosso per oggi e domani un presidio nei pressi di Montecitorio. (asca)