Una marcia per chiedere "verità e giustizia" sul caso di Emanuela Orlandi. Da piazza del Campidoglio e fino a San Pietro, istituzioni e cittadini hanno sfilato ieri per le vie della Capitale, esponendo foto e cartelli in ricordo della giovane.
Ad organizzare la manifestazione, il fratello di Emanuela, Pietro, che prima della partenza, da sotto palazzo Senatorio, ha salutato le persone giunte per partecipare alla marcia e prendendo la parola, dopo l'esposizione della gigantografia della sorella, ha ricordato che, "in questa foto c'è il sorriso di tante altre persone a cui la malvagità umana ha negato la possibilità alla vita". "Oggi - ha aggiunto - marceremo per la dignità di questo paese e per la credibilità della Chiesa. Andiamo a San Pietro nella speranza che Benedetto XVI durante l'Angelus possa unirsi a noi nella preghiera. Abbiamo più volte fatto appello al Papa affinchè si facesse quello che si sta facendo ora, ovvero collaborare con la magistratura per cercare di arrivare quanto prima alla verità e non continuare con i silenzi ed i segreti. Emanuela è diventata un simbolo di tante persone a cui la giustizia è stata negata".
Alcuni momenti di lieve tensione si sono registrati quando, giunto in piazza San Pietro, al corteo è stato vietato di entrare nel colonnato con le foto e gli striscioni. La situazione si è risolta in breve tempo e i manifestanti sono stati fatti passare. Cori di protesta, infine, si sono levati al termine dell'Angelus di Papa Benedetto XVI. Nel suo discorso, infatti, il Pontefice, non ha citato Emanuela Orlandi. I manifestanti hanno quindi gridato più volte, "vergogna, vergogna".