"Io non ho mai pensato che se non vinciamo è colpa degli italiani che non ci capiscono. E neanche penso che quel che è avvenuto sia riconducibile a errori della campagna elettorale che possono sempre esserci. Si sono fronteggiati una destra che proponeva soluzioni fiscali oniriche e Grillo che proponeva la palingenesi”, dichiara Pier Luigi Bersani in una intervista che compare oggi su “la Repubblica”. Il segretario del Pd indica un problema che a suo parere ha finito per pesare sull'esito del voto: “La necessità di non rompere con Monti ci ha condizionato.
E in questo condizionamento qualcosa abbiamo pagato”. Bersani parla degli effetti della crisi sociale sul risultato elettorale che può aver esasperato alcune fasce di elettorato e dice di essere stato consapevole di “quanto contassero anche i nodi dei costi e dei meccanismi della nostra democrazia, che via via sono diventati una pregiudiziale ineludibile per tanti elettori che hanno scelto il M5S”. Il leader piddino si difende però dalle critiche: “Non mi si venga a dire che non avevamo visto il pericolo. Se non l'avessi visto, non avrei fatto le primarie mettendomi in gioco”.
Mentre la discussione sul risultato elettorale continua, la questione centrale ora è diventata quella del che fare: “Prima di tutto c'è da rispettare l'esito del voto. In secondo luogo c'è bisogno che ciascuno si assuma le sue responsabilità. A noi spetta la prima parola perchè abbiamo la maggioranza, larga alla Camera e relativa al Senato. E allora per noi responsabilità significa cambiamento. Il cambiamento non è esclusiva del M5S”. Il segretario annuncia che quando verrà chiamato dal Capo dello Stato per le consultazioni gli presenterà un programma preciso: rilancio della crescita e del ruolo dell'Europa politica, interventi sul tema disoccupazione, sblocco dei pagamenti della Pubblica amministrazione, dimezzamento dei parlamentari, legge che regoli la vita dei partiti, drastiche norme anticorruzione. Bersani conferma sul successivo iter quanto detto nella conferenza stampa di martedì scorso: “Con questa piattaforma mi presento al Parlamento e mi rivolgo a tutte le forze politiche per vedere chi è pronto ad assumersi le proprie responsabilità”.
Questo metodo potrebbe dare le basi a “un governo di cambiamento, che come tutti i governi chiederà la fiducia”. Bersani manda un messaggio a Beppe Grillo: “Leggendo la nostra Costituzione, votare legge per legge non è sufficiente perchè un governo nasce con un voto di fiducia o non nasce per niente. Ora sta a lui scegliere. Il paese va governato, non può essere lasciato allo sbando di fronte all'Europa”. Qualora il M5S non accettasse la mano tesa, il segretario del Pd esclude perentoriamente alternative da ''governissimo'' con Berlusconi: “Lo voglio dire con assoluta chiarezza: l'ipotesi delle larghe intese non esiste e non esisterà mai”. E aggiunte che proposte di governissimo “sarebbero la morte del Pd”. Sulla legge elettorale, infine, Bersani ricorda che nella proposta del suo partito non si fa cenno al presidenzialismo, a cui invece ha fatto riferimento ieri Massimo D'Alema in una intervista al ''Corriere della Sera''.
A proposito di D'Alema, dopo un incontro con Bersani che deve avergli espresso le sue perplessità per quella intervista, ieri sera l'ex ministro degli Esteri ha corretto al Tg1 l'apertura a una ipotesi di governissimo formato da Pd, Pdl e M5S che aveva fatto proprio nel colloquio con il quotidiano milanese: “Era un invito rivolto da parte di una persona preoccupata alle maggiori forze politiche, alle tre maggiori forze politiche uscite dalle elezioni perchè ci sia una comune assunzione di responsabilità”. D'Alema chiarisce che sulla base della ''maggioranza che il centrosinistra ha alla Camera spetta al Pd fare un governo, le altre forze devono e possono assumere responsabilità”. Poi ci tiene a sottolineare: “Mai il Pd farà un'alleanza con Berlusconi, sarebbe l'errore piu' grande se le vecchie forze politiche si mettessero insieme.
Dunque Grillo non si illuda. Se Grillo vuole che la legislatura vada avanti, deve prendersi una parte di responsabilità”. L'altolà di Giorgio Napolitano a Peer Steinbrueck, leader dei socialdemocratici tedeschi che aveva parlato di elezioni italiane ''vinte da due clown'', è intanto piaciuto a Grillo: “In questi anni è stato criticato per molte scelte a mio avviso sbagliate ma ieri in Germania ho visto, al termine del suo mandato, il mio presidente della Repubblica. Un italiano che ha tenuto la schiena dritta. Chapeau”. E' un segnale di disgelo in vista dell'incontro che Napolitano e il leader del M5S avranno al Quirinale quando inizieranno le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Nessuna apertura invece da parte di Grillo alle proposte sulla governabilita' fatte da Bersani. (asca)