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ISTITUZIONI · martedì 19 febbraio 2013

Ama a picco, ma la dirigenza smentisce

Un articolo su “repubblica” denuncia casse vuote e stipendi a rischio. La versione dei vertici dell’azienda

 

Disastro Ama, casse vuote e stipendi a rischio. I camion fermi in deposito per mancanza di gasolio”. Così titolava ieri la Repubblica in cronaca di Roma riferendo che le rappresentanze sindacali di base avevano distribuito volantini che disegnano scenari apocalittici: spazzamento e raccolta affidati ai municipi, costo del lavoro dimezzato, da 13,50 euro lordi l'ora a 7,50. Oltre a ciò grava la situazione finanziaria per la quale dal 2009 sono stati pagati solo gli interessi pari a 25 milioni l'anno del suo debito di 600 milioni che Panzironi aveva spalmato con le banche per i prossimi decenni, ma per i quali dovrebbe iniziare la restituzione in quota capitale già dall'aprile di quest'anno.

L’articolo parlava anche delibera approvata il 21 dicembre dalla giunta prevede lo sdoppiamento dell'azienda in una “bad company” dove scaricare i debiti e la normale gestione della monnezza mentre si prevede una società mista, pubblica/ privata, alla quale conferire gli impianti e le risorse dell'attuale Ama spa, che dovrà occuparsi della parte remunerativa con la chiusura del ciclo dei rifiuti.

Com'era prevedibile un successivo comunicato del direttore generale Giovanna Anelli e e del presidente Piergiorgio Benvenuti, scrivono di “notizie allarmistiche” perché i mezzi non sono mai rimasti fermi per mancanza di gasolio. Le bollette dell'energia elettrica non sono state pagate ma in compenso “concordate e pianificate con la stessa Acea”. Mentre i bandi per l’estensione della nuova raccolta differenziata stanno per essere pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale.

Dopo aver negato che lo spazzamento e la raccolta dei rifiuti sia affidata ai municipi e confermato che il costo del lavoro è sempre lo stesso, i due dirigenti affrontano l’aspetto finanziario.

La prima quota di rimborso alle banche. scrivono, ammonta a 15 milioni e sarà regolarmente versata a giugno 2013. Poi difendono l’operazione di Panzironi che fra l'altro avrebbe spalmato anche il debito pregresso delle precedenti amministrazioni.

Poi auto-rinfrancatisi, i due spiegano che la delibera sulla privatizzazione approva dalla Giunta deve ancora passare al vaglio del Consiglio e comunque non prevede alcuna “bad company”. Infatti la futura società mista alla quale Ama conferirebbe gli impianti, manterrebbe la maggioranza pubblica e consentirebbe ad AMA “di entrare per la prima volta anche nella fase finale del ciclo integrato dei rifiuti (e) di produrre utili che ritornerebbero ad Ama e a beneficio della tariffa”.

Anche Gianni Alemanno interviene ammettendo difficoltà finanziarie di Ama «ma - aggiunge- da questo a dire che l'Ama rischia di non poter mandare avanti il servizio è una balla totale: dobbiamo smetterla con queste sciocchezze che creano disagio ai lavoratori e ai cittadini ». Alfredo Ferrari, vicepresidente della Commissione Bilancio del Pd ricorda di aver chiesto spesso al sindaco di fare chiarezza sulla reale situazione debitoria della società, ma di aver ricevuto sempre «rassicurazioni che ora si mostrano palesemente false» quali il recupero di circa 20mln di euro da evasione fiscale o sugli gli ipotetici vantaggi che Ama avrebbe avuto dalla cessione in suo favore dell'ex Centro Carni. «Un’operazione, quest'ultima, che - oltre ad essere un flop per l'azienda - ha sottratto un'area alla valorizzazione pensata per i cittadini» e annuncia una interrogazione urgente all'assessore all’ambiente, Barbara Barbuscia, e all'assessore al Bilancio, Carmine Lamanda.

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