I giochi sono ormai chiari. Dopo il decreto governativo che regola le spese degli enti locali onde evitare sprechi e scandali che ormai stanno sommergendo l'Italia da Sondrio a Cassino, sarebbe possibile votare entro i 90 giorni dalla data del decreto stesso, ovvero il 10 ottobre.
Ovviamente dopo lo scandalo Maruccio dell'Italia dei Valori la situazione è tale che ormai le fiamme gialle potrebbero tranquillamente accasermarsi alla Pisana togliendo quel poco di decoro istituzionale alla politica che ancora sopravvive. Ed è proprio per il senso delle istituzioni che Zingaretti si appresterebbe a fare pulizia e la sinistra chiede a gran voce di andare a votare al più presto, anche sotto Natale.
Per parte sua la destra vuole riorganizzarsi, tanto che Renata Polverini allungherebbe il brodo elettorale quasi a ridosso della primavera applicando la legge regionale che prevede novanta giorni dalle dimissioni della presidente e 45 di campagna elettorale. Campa cavallo. E nel frattempo che succede? Chi e come governa?
Eppure anche il decreto dell’altro ieri concede di fatto alla presidente 90 giorni di tempo entro i quali chiamare il popolo alle urne, che a conti fatti significa a metà gennaio, dopo la Befana. Soluzione che potrebbe soddisfare tutte le parti. Zingaretti potrebbe definire il suo programma e scegliere gli uomini giusti, mentre il centro nel frattempo sceglierebbe il suo candidato magari evitando, ma forse no, le primarie lanciate in tempi non sospetti da Gianni Alemanno.
Già, il sindaco di Roma che ieri se ne è uscito con una dichiarazione apparentemente curiosa ma che probabilmente sottende un preciso disegno politico. Alemanno infatti ha detto che sarebbe disposto a votare anche a dicembre purché il governo decidesse, con apposito decreto, l'accorpamento di Regionali e Comunali. Ovviamente, come di solito si dice, per far risparmiare i contribuenti, anche se Renata fa sapere che la Regione non ha nemmeno i soldi per organizzare le elezioni.
Quindi Alemanno sarebbe addirittura disponibile ad anticipare le sue dimissioni dal Campidoglio ove si presentasse l'occasione di un election day. Che per alcuni sarebbe anche un sollievo, visti i ritardi nell’approvazione di un bilancio che ormai assomiglia solo ad un aggiustamento e la paralisi nella quale il disastrato Comune di Roma versa. Ma è nostra impressione, e non solo nostra, che Gianni si stia giocando la partita tutta a modo suo e con machiavellica abilità. Intanto deve aver capito che con l'aria di disfacimento che ammorba il Pdl è molto più conveniente farsi ancora cinque anni di purgatorio a Roma anziché avventurarsi nell'incertezza delle elezioni politiche. Ma c'è di più, molto di più. Gianni dopo la scelta di Zingaretti per la Regione è certo di vincere in barba ai sondaggi e allo scadimento della sua immagine di sindaco.
Animale politico spregiudicato, si rende conto che a sinistra non si intravede ancora un candidato autorevole e aggressivo quanto lui. Quindi cosa ti fa: flirta con Ciocchetti, da sempre uomo di destra, perché l'Udc si presenti alle Comunali autonomamente, magari anche spaccandosi, per poi portarsela dietro al ballottaggio. In tal caso, secondo il suo disegno, nonostante il 14-15% dei voti grillini, potrebbe ancora vincere. Ovvio che nelle due settimane precedenti il ballottaggio si sparerebbe tutte le cartucce a disposizione, anche quelle dirompenti “dum dum”, come fece con Rutelli spaventando gli elettori confusi con gli stupri e orribili quanto presunte minacce all'ordine pubblico.
Certo, questa raffinata strategia non tiene conto del fatto che la coalizione di sinistra potrebbe con le primarie (sempre che non debbano essere anticipate rispetto alla data del 21 gennaio) trovare la quadra e il candidato/a sindaco "giusto" e autorevole. Nè tiene conto della disaffezione dei cittadini che potrebbero essere disposti a votare chiunque fuorché lui. Comunque sia, la dipartita del temuto Nicola Zingaretti gli schiude orizzonti sino a qualche settimana fa inimmaginabili.
Giuliano Longo