Era inevitabile che Alemanno volesse l’election day e quindi andare al voto per febbraio anche per le Comunali, oltre che per politiche e regionali. D’altra parte, come pubblicava il Messaggero domenica, i sondaggi lo danno al 60% del gradimento nonostante il Pdl totalizzi, sempre per gli stessi sondaggi, poco più del 16%.
Come sia possibile tale miracolo risulta difficile spiegare anche al più raffinato politologo o sondaggista, ma lui ha fretta di vincere. Allora perché si agita tanto chiedendo colloqui a destra e manca?
Il fatto è che Alemanno rischia di andare al voto senza un partito e per vederci chiaro da settimane cerca un contatto con il redivivo padrone del Pdl che forse lo riceverà domani. Con quale spirito è difficile dirsi dopo le capriole di Gianni. Primo a criticare Berlusconi già l’anno scorso facendogli capire che era ora si levasse dai piedi. Entusiasta supporter del rinnovamento del Pdl schierato senza esitazione con Giorgia Meloni.
La quale è stata mandata allo sbaraglio delle abortite primarie giusto per rompere le uova ad Angelino Alfano che al rinnovamento non ci pensava proprio ben sapendo che il cavaliere sarebbe tornato a farla da padrone. Padrone di investire i suoi soldi dove vuole punendo i traditori che ora gli leccano i piedi. Situazione imbarazzante per il sindaco “tentenna” che ultimamente si è addirittura schierato con gli estimatori di Mario Monti pur di trovare una sponda politica ove aggrapparsi per non affondare.
Si dà tuttavia il caso che Berlusconi i suoi conti li abbia già fatti e forte del porcellum che mette nelle sue mani le candidature: il 50% dei seggi a gente e volti nuovi dell’imprenditoria e della società, il 40% ai fedelissimi ed il solo 10% agli ex An che potrebbero totalizzare una quindicina di parlamentari. Se poi questi decidessero di farsi una lista propria Berlusconi non farebbe un plissé e forse, pur di levarseli dalle palle, sarebbe anche disposto a mettersi le mani in saccoccia per la loro campagna elettorale.
Se il quadro è questo conviene che Gianni se ne stia buono buono a Roma baloccandosi con i suoi inattendibili sondaggi, almeno sinché non spunti il nome di un candidato della sinistra ancora alle prese con le primarie. La verità è che Alemanno non sa più a che santo votarsi. Buon ultimo è andato da quell’Altero Matteoli, lui sì fedelissimo del Berlusca senza se e senza ma, per cercarne l’appoggio, e pare abbia trovato le metaforiche porte chiuse. Insomma il rientro sulla scena di Silvio ha scombussolato tutti i giochi del sindaco e non solo. In Regione le acque si vanno confondendo, perché se Storace raduna il popolo della destra lasciando credere di avere l'appoggio del Cavaliere, Renata Polverini si dice «già in campo» ma sotto sotto si affida alle decisioni del mago di Arcore che sta facendo risalire le quotazioni del Pdl. insomma è tutto un corri corri a trovarsi un buco dove sopravvivere in caso di cocente e temuta sconfitta del Pdl.
Eppure se il pallino lo tiene davvero in mano Silvio e decidesse che anche nel Lazio ci vuole un volto giovane cosa ci sarebbe di meglio che tirar fuori dal cilindro proprio Giorgia Meloni? La grinta ce l’ha, idem l’immagine per i manifesti. Addirittura qualche punto in più nei sondaggi dei mesi scorsi. Non a caso Giorgia intervistata domenica dal Corriere della Sera abbassava i toni e rientrava “coerentemente” nei ranghi. Aveva capito al contrario di Alemanno chi comanda e ha sempre comandato la danza a palazzo Grazioli.
Gl
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