Il 91,3% è la percentuale effettiva dei ginecologi ospedalieri obiettori di coscienza del Lazio, grazie ai dati forniti dalla LAIGA - Libera Associazione Italiana dei Ginecologi per l'applicazione della legge 194/78 sull'aborto.
E' così emerso che nella Regione Lazio la situazione reale è ben più grave di quanto riportato nella relazione annuale presentata in Parlamento dal Ministro della Salute e dai dati in possesso dell Azienda sanità Pubblica della Regione. Nove centri pubblici non eseguono l'interruzione volontaria della gravidanza; nelle provincie di Frosinone, Rieti e Viterbo non è possibile eseguire aborti terapeutici costringendo le donne ivi residenti alla triste migrazione verso i pochi centri della capitale, sempre più congestionati.
Per Filomena Gallo, segretaria dell'Associazione Luca Coscioni, c'è la concreta possibilità in un prossimo futuro di non riuscire a garantire quanto previsto dalla legge, ciò in considerazione anche al dato dell’età media dei medici non obiettori, molti dei quali sono alla soglia della pensione e non verranno rimpiazzati da nuovi ginecologi non per il blocco del turn over ma anche per la totale assenza di formazione professionale, sia sul piano pratico che scientifico. La situazione vivrà un ulteriore peggioramento nell’immediato in considerazione dell’arrivo del periodo estivo che vedrà molti degli ospedali, che attualmente forniscono il servizio, ridurre la propria attività. I consiglieri Radicali Rossodivita e Berardo hanno raccolto in una interrogazione ed una mozione i segnali d'allarme del dossier della LAIGA elencando alcune delle misure in grado di contenere il pericolo che sia sempre più pregiudicato il diritto delle donne di interrompere la gravidanza nei tempi e con le modalità previste dalla legge.